
Il Verdicchio è un antico vitigno marchigiano, distribuito sulle colline tra Jesi e Matelica, il suo nome deriva dal colore delle sue bacche, le uve Verdicchio infatti sono sempre caratterizzate da una sfumatura verdolina, anche a piena maturazione. Quelli prodotti nella zona di Jesi pare risalgano all’VIII sec. a. C. e che fossero già noti agli antichi romani. Si narra che Alarico, re dei Visigoti, diretto verso Roma con l’obiettivo di saccheggiarla, sia prima passato dalle parti dei castelli di Jesi per far scorta di barili dell’antenato dell’odierno Verdicchio perché nulla, a sua detta, donava ai suoi uomini altrettanta “sanitade et bellico vigor”. A Cupramontana città nata attorno ad un tempio eretto in onore della dea Cupra, fatto restaurare dall’imperatore romano Adriano nel 217 d.C., si tenevano riti propiziatori con sacre bevute di un vino, probabile antenato del Verdicchio, in onore, appunto, di Cupra, dea della ricchezza e dell’opulenza.
Il Verdicchio è sempre stato considerato un vitigno autoctono, le principali zone di coltivazione sono quella dei Castelli di Jesi nella provincia di Ancona e un’area più ristretta nel comune di Matelica in provincia di Macerata, entrambe contrassegnate dalla D.O.C. dove si producono gli omonimi vini che si differenziano per il maggior corpo che esibisce quello dei Castelli di Jesi e per il ricco olfatto di cui è dotato quello di Matelica. I Castelli di Jesi sono 14 e si pongono a ferro di cavallo sulle colline attorno alla vallata di Jesi. Per la maggior parte hanno conservato immutato l’aspetto tipico medioevale, pertanto questa zona è molto caratteristica. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi viene coltivato nelle zone dei comuni di Staffolo, Arcevia, Castelbellino, Belvedere Ostrense, Castelplanio, Maiolati Spontini, Cupramontana, Mergo, Monte Roberto, Montecarotto, Morro d’Alba, Ostra, Rosora, Poggio San Marcello, San Marcello, Senigallia, San Paolo di Jesi, Serra de’ Conti e Serra San Quirico.
Il riconoscimento della D.O.C. del 26 Settembre 1968 di fatto sancì l’unicità di questo vino che oggi è il vino bianco fermo più premiato d’Italia. La Doc prevede che il Verdicchio dei Castelli di Jesi sia prodotto con uve Verdicchio coltivate nei 23 comuni della provincia di Ancona almeno all’85%.
Il Verdicchio è tra i pochissimi vini bianchi italiani ad avere anche la tipologia Riserva grazie alla sua straordinaria capacità di maturare e invecchiare raggiungendo complessità di aromi incredibili, tanto che nel 2010 ottenne il riconoscimento della D.O.C.G. Castelli di Jesi Verdicchio Riserva. La tipologia Spumante è una delle più antiche d’Italia.
Le caratteristiche organolettiche di questo antico vino sono fortemente legate al territorio; nella zona considerata classica del Verdicchio, milioni di anni fa era presente un lago salato con fondale sabbioso, argilloso-calcareo, ricco di ferro e magnesio; nutrimento ancora oggi per i vigneti che lo “popolano”.
Con il termine “Classico” si designa un vino prodotto all’interno della più antica area di produzione; i comuni che ne fanno parte e che quindi possono vantare questa menzione sono quelli posti sulle vallate a ridosso del fiume Esino delimitate dalla linea che da Ostra- Arcevia scende a sud fino a Cupramontana-Apiro.
Il profumo è ricco di fiori di campo, toni agrumati, pesca e mela. Ancora più fruttato è Matelica, che sorge a maggior altitudine. In bocca lascia un gusto finale di mandorla. Vino secco, fresco ma spesso sapido, non solo per l’aria salmastra, ma anche per i banchi di salnitro di alcuni territori jesini. Il finale in bocca è amarognolo.
All’esame visivo, spesso il vino presenta lo stesso particolare cromatismo. Si ottengono da queste uve vini freschissimi, dal profilo aromatico estremamente complesso, e caratterizzati da un inconfondibile finale ammandorlato e sapido. È un vino capace di invecchiare con grande eleganza come pochi altri bianchi in Italia, merito anche della grande struttura, dell’acidità e dell’elevato tenore alcolico.
Il Verdicchio viene definito da molti come un vitigno piuttosto eclettico; solitamente è vinificato in purezza e può essere apprezzato, senza perdere le sue principali caratteristiche, anche nella versione spumante, metodo classico o charmat; passita o vendemmie tardive.
Il Verdicchio di Matelica è stato apprezzato solo in tempi recenti, grazie anche al traino dell’altro Verdicchio più noto, quello dei Castelli di Jesi. La valorizzazione avviene nel 1967 con l’entrata del Verdicchio di Matelica tra le denominazioni di origine controllata. Grazie al lavoro di esperti enologi e motivati produttori si è riuscito a ottenere un ottimo vino con il vero “gusto” della terra di Matelica, uscendo così dall’ombra del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Nel 2009 arriva la D.O.C.G. per il Verdicchio di Matelica Riserva.
La zona di produzione comprende i comuni che si trovano a ridosso dell’alta valle dell’Esino: Camerino, Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole, Matelica, Pioraco, Cerreto d’Esi e Fabriano.
Vino con molta struttura, sapido e caratterizzato da buoni profumi dovuti al microclima di tipo continentale. Di colore giallo paglierino con inconfondibili riflessi verdolini, in bocca si presenta secco, persistente e caldo con sentori che ricordano la frutta matura, candita nella versione riserva. Un’avvolgente morbidezza regala al palato sensazioni di rotondità che non stancano, grazie anche al retrogusto di mandorla tipico del Verdicchio.
Il Verdicchio va idealmente va bevuto a temperature tra gli 8 e i 10°C, anche 12°C nel caso delle riserve. Le bottiglie vanno aperte almeno una mezz’ora prima della degustazione nel caso delle Riserve, per dare il modo al vino di ossigenarsi e di perdere eventuali note riduttive. Per gli spumanti prediligeremo temperature più basse, tra i 6 e gli 8°C e useremo sia gli stessi bicchieri da vino bianco a luce ampia che, a scelta del degustatore, le tradizionali flûtes. Le versioni passite sono degustate al meglio a circa 10°C in calici appositi a stelo lungo.
Il Verdicchio può essere considerato uno dei migliori vini da pesce, in versioni grigliate, gratinate o al cartoccio. Si abbina anche a triglie in guazzetto, roast-beef ed insalate di pollo. Le versioni Riserva del Verdicchio ed in generale quelle fermentate e affinate in legno hanno una morbidezza ed una struttura che le rende adatte all’abbinamento alle portate di carni bianche, anche in preparazioni particolarmente strutturate. Le versioni passite del Verdicchio sono adatte all’abbinamento con pasticcini con frutta candita o secca.
Sapete qual è il segreto delle infinite sfumature del Verdicchio? Quello di nascere in una terra a carattere plurale. La Valle Esina è una sorta di paradosso geografico delle Marche, è la sola che corre parallela alla linea di costa e risente contemporaneamente sia dell’aria fresca delle montagne sia dei venti salmastri dell’Adriatico. Questo microclima unico, con prepotenti escursioni termiche, esalta i profumi del vino.
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