
Fabriano è un comune in provincia di Ancona, conta circa 30.000 abitanti ed è uno dei centri di maggiore interesse storico delle Marche. Posta a 325 m. di altitudine all’interno di una conca circondata da colline e da monti dell’Appennino umbro-marchigiano centrale, Fabriano possiede un territorio vastissimo, quasi 270 kmq, che ne fa uno dei comuni più estesi d’Italia. La vallata dove si trova la città di Fabriano è attraversata dal fiume Giano che poi si unisce al fiume Esino.
Numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano di un popolamento già avvenuto in epoca preistorica. In età romana nell’area fabrianese sorsero ben due municipi, Tuficum presso Albacina e Attidium, l’odierna località di Attiggio. Il suo nome originario, “Faberius”, deriva dall’unione di “Faber” fabbro e “Ianus” Giano: nel passato la lavorazione del ferro era molto diffusa nella città. In realtà ci sono altre teorie che sostengono che il nome Fabriano deriva invece dall’aggettivo Faberianus riferibile al gentilizio romano Faberius.
Le invasioni barbariche e la guerra greco-gotica spinsero gli abitanti dei due centri romani e anche della vicina Sentinum (oggi Sassoferrato)a rifugiarsi sull’altura di Castelvecchio, primo nucleo della futura città che si sarebbe formata nel XII secolo tramite l’unione con Castelnuovo o Poggio. Il Comune di Fabriano fu fondato prima del 1165 da un gruppo di nobili unitisi ad alcune corporazioni artigiane. L’imponente palazzo del Podestà, edificato nel 1255 in forme romanico-gotiche, testimonia l’importanza che avrebbe ben presto assunto il Comune di Fabriano, grazie soprattutto alla forza della sua economia. Anche la fontana del 1285 detta Sturinalto (perché “manda l’acqua in alto”), che fronteggia il palazzo e ricorda la fontana Maggiore di Perugia, è una significativa testimonianza della civiltà comunale fabrianese.
Tra le corporazioni fu l’arte dei fabbri che caratterizzò in un primo tempo Fabriano, tanto da comparire sullo stemma della città. Le “fabbrerie”, che sorgevano nella zona della piazza del Mercato, erano ben 38 e producevano manufatti destinati sia al consumo interno che all’esportazione. Tra il XII e il XIII secolo iniziò per Fabriano un lungo periodo di prosperità caratterizzato dallo sviluppo delle attività economiche esercitate dalle varie “arti”, tra cui si distinguevano nel 1278 quelle della Lana, dei Calzolai, dei Conciatori di pelle (legate alla pastorizia e all’allevamento), dei Guarnellari, dei Merciai ed altre. La corporazione dei Cartari, che avrebbe reso famosa la città ben oltre i confini della penisola italiana, nasce un po’ più tardi, nel 1326.
Fabriano ebbe una sua signoria, quella dei Chiavelli, che si costituì più tardi rispetto ad altri centri (1378) e cessò già nel 1435 con una rivolta di popolo che portò all’uccisione di tutti i membri maschi della famiglia, dopodichè fu ristabilito il governo democratico, limitato tuttavia dal riconoscimento del dominio di Francesco Sforza come marchese della Marca, dominio che sarebbe terminato nel 1444. Il governo di Francesco risultò oppressivo politicamente e disastroso da un punto di vista finanziario, dati gli enormi tributi imposti alla Comunità intera ed in breve Fabriano, traditi gli Sforza, finì per affidarsi alla Chiesa.
Trascorsero anni relativamente tranquilli finché non riesplosero le lotte fra le fazioni, gli “Ecclesiastici” da una parte, i “Chiavelleschi” dall’altra, caratterizzate da feroci rivalità e tumulti, che condussero infine al saccheggio degli Spagnoli nel 1517. I due secoli successivi possono definirsi di declino; il Comune non potendo più eleggere il suo podestà fini per perdere ogni parvenza di autonomia. Si susseguirono le sventure: la carestia di fine cinquecento prima, le pestilenze poi ed i terremoti apportarono disastri incalcolabili. I terremoti sarebbero stati un costante flagello per Fabriano, fino a quello del 1997.
La manifattura della carta continuava a essere una delle attività economiche più importanti della città ma essa subiva ormai la concorrenza di altre regioni d’Italia e ciò portò a un rallentamento della produzione. Nel 1557 la Corporazione dell’arte della Carta fu trasformata nell’Università dei Cartai, il che significò la perdita della rappresentanza della categoria nel Comune.
Questo periodo tormentato della storia di Fabriano si chiuse nel 1610 con la perdita dell’autonomia comunale, quando papa Paolo V abolì l’istituzione del podestà elettivo. La città diventò sede di governatorato e il palazzo dei podestà divenne residenza dei governatori prelati. Durante il convulso periodo napoleonico, con il quale si concluse l’epoca del governatorato, Fabriano seguì la sorte delle altre città delle Marche, fino alla Restaurazione. Notevole fu il contributo dato da Fabriano al Risorgimento: ben 500 furono i volontari nelle guerre di Indipendenza. Dopo l’Unità d’Italia fu assai importante per la città l’apertura, avvenuta nel 1866, della linea ferroviaria Roma-Ancona che le consentiva un facile collegamento con la capitale. Le cartiere Miliani stabilirono rapporti sempre più stretti con lo Stato fino a fornire la carta per fabbricare i biglietti di banca (1902). A fine Ottocento le cartiere di Fabriano erano una delle poche realtà industriali moderne delle Marche e al loro interno si affermò il primo movimento sindacale. Nel corso del Novecento la città è andata sempre più caratterizzandosi come centro industriale. Nel secondo dopoguerra ha conosciuto un rapido sviluppo l’industria di elettrodomestici Ariston, fondata da Aristide Merloni, che nel 1970 sarebbe arrivata a occupare circa 2.000 dipendenti.
Negli ultimi anni Fabriano ha valorizzato sempre più la sua storia e le sue tradizioni culturali attraverso la creazione del Museo della Carta e della Filigrana (1984), la ricca Pinacoteca Civica, le mostre d’arte (di importanza internazionale quella dedicata nel 2006 a Gentile) e rievocazioni storiche come il Palio di S. Giovanni.
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